“L’emendamento approvato ieri dal Senato apre le porte all’inclusione di associazioni antiabortiste nei consultori, contro il principio della laicità del servizio sanitario pubblico”. È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, vice presidente della commissione Sanità.
“Il provvedimento va contro la Legge 194, e quindi contro l’autonomia e la libertà delle donne” prosegue. “È necessaria una campagna di informazione e consapevolezza finalizzata ad una incisiva mobilitazione, capace di sbarrare la strada a questo scempio, in violazione dei diritti delle donne e della loro autodeterminazione”.
“L’emendamento, che vede come primo firmatario Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, prevede che le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possano avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” spiega la consigliera regionale democrat. “Sono evidenti le conseguenze che tutto questo potrebbe avere sul diritto delle donne di accedere a servizi che riguardano la tutela della propria salute, fisica e mentale”.
“Le donne che scelgono di interrompere volontariamente una gravidanza hanno il diritto di poter contare solo e soltanto sulle professioniste e i professionisti dei consultori, formati per accompagnarle nella loro libera scelta, qualunque essa sia, in modo libero e non influenzato da posizioni ideologiche” afferma ancora. “L’inquietante presenza di associazioni antiabortiste creerebbe un ambiente potenzialmente ostile per quante cercano assistenza medica in un momento così delicato della loro vita. I consultori dovrebbero essere luoghi sicuri e accoglienti, dove le donne possono sentirsi libere di esprimere le proprie esigenze e ricevere assistenza senza essere giudicate o condizionate da convinzioni personali”.
“Questa legge, se promulgata dal Presidente della Repubblica, rappresenterebbe un grave passo indietro per i diritti delle donne in Italia” conclude Bruni. “È fondamentale che il servizio sanitario pubblico rimanga neutrale e laico, garantendo a tutte le donne l’accesso a servizi di salute di alta qualità, senza discriminazioni o costrizioni ideologiche”.