«Va nella direzione giusta il richiamo alle responsabilità nei confronti della Comunità che li ha eletti che l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano Gianni Checchinato ha rivolto su X ai parlamentari del Sud che hanno votato a favore dell’autonomia differenziata».
A sostenerlo è il gruppo del Pd che ha già annunciato battaglia, ad ogni livello, nei confronti della riforma di Roberto Calderoli che rischia di spaccare l’Italia e rendere ancora più fragili le Regioni meridionali.
«Non è la prima volta – proseguono i consiglieri dem – che la Chiesa prende posizione contro una riforma che vuole premiare le ricche Regioni del Settentrione e aumentare le differenze con il Sud del Paese, creando cittadini di seria e di serie b. Monsignore Checchinato parla esplicitamente di secessione dei ricchi dalla cui parte si sono schierati i parlamentari del Sud di centrodestra che, invece, avrebbero dovuto fare gli interessi dei propri elettori e dei propri territori. E su questo sfidiamo ancora una volta il presidente Occhiuto a dire da che parte sta: con i calabresi o con l’egoismo del Nord rappresentati dalla Lega ed imposto al governo Meloni e al suo partito con l’approvazione del Ddl Calderoli. Non sono più tollerabili ambiguità e supini “obbedisco” agli ordini di scuderia per meri interessi elettorali. In discussione – affermano i dem – ci sono diritti fondamentali come salute, istruzione, mobilità che non possono essere diversificati a secondo dalla Regione in cui si è nati. I dati diffusi da Gimbe sulle possibili conseguenze nel comparto della sanità, ad esempio, sono devastanti e impongono alla politica e alla classe dirigente del Meridione di spiegare in maniera chiara come si può, nello stesso tempo, rappresentare il Sud e votare provvedimenti così penalizzanti che, stando anche a quanto affermato dallo Svimez, possono mettere in discussione anche la messa a terra delle risorse del Pnrr. Come gruppo del Pd – conclude la nota – facciamo nostre le parole dell’arcivescovo e proseguiremo con maggiore determinazione la battaglia per fermare un provvedimento che rischia di cancellare ogni speranza di futuro per le Regioni meridionali».