Ospedale di Locri, Alecci: «Situazione insostenibile, serve una verifica dei vertici»

«Come riportato dalla stampa locale, nei giorni scorsi, il caso di una donna di Gioiosa Jonica caduta accidentalmente in casa, ha messo, ancora una volta, in luce il grave malfunzionamento della “catena” del soccorso all’interno della sanità calabrese. Stando alla ricostruzione dei fatti, dopo varie sollecitazioni dei familiari della donna l’intervento del 118 giungeva con diverse ore di ritardo sul luogo dell’incidente domestico. La situazione necessitava di un immediato riscontro tramite una Tac, per capire meglio il quadro clinico, ma purtroppo la macchina presente presso l’ospedale più vicino, cioè quello di Locri, non era in funzione da diverso tempo, rendendo necessario il trasporto all’ospedale di Polistena, e poi il ricovero al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Un’odissea durata diverse ore, l’ennesima che vede come triste protagonista una sanità abbandonata a se stessa, in cui il non funzionamento dei macchinari sanitari, i ritardi nelle comunicazioni interne e nel trasferimento dei pazienti rientrano ormai nella quotidianità». È quanto afferma il consigliere regionale Ernesto Francesco Alecci.
«Ma se in Calabria esiste il problema sanità, all’interno di questo si staglia prepotentemente quello dell’Asp reggina – continua -. Si tratta di una situazione che non è più sostenibile, che richiede un’attenzione particolare e un’immediata verifica dei vertici. Al riguardo, non possono non far scalpore le recentissime dimissioni del primario ad interim di Cardiologia del suddetto ospedale di Locri, Vincenzo Amodeo, che ha motivato la sua scelta professionale con parole dure e sconfortanti, parlando di “sacrifici inutili e infruttuosi” e di “missione impossibile”. Nei prossimi giorni visiterò l’ospedale di Locri per rendermi conto di come stiano veramente le cose, anche attraverso un confronto con i sanitari. Di certo occorre un altro approccio nella gestione della sanità calabrese che continua a vivere uno dei momenti più difficili nella storia del regionalismo».

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