«In un imbuto, in un vicolo cieco e ovviamente senza vie d’uscita. Così appare ad oggi lo stato di “salute” della sanità di Calabria sospesa tra una proroga del Decreto Calabria, che suonerebbe come il protrarsi di una evidente anomalia, e la fine dello stesso previsto per il prossimo 8 maggio con il ritorno alla legislazione ordinaria che come è noto non ha poteri per superare le drammatiche criticità. A questo punto, però, mi chiederei provocatoriamente se non sia il caso di ritornare alla gestione ordinaria perché in tal caso occorrerebbero i fatti, le certezze e non i continui proclami a cui siamo abituati da qualche anno».
Così, in una nota, il capogruppo del Pd Mimmo Bevacqua. «In queste ore – continua Bevacqua – è tornata al centro del dibattito la ulteriore proroga di sei mesi del famoso Decreto Calabria, diventato definitivamente legge nel dicembre 2022 e contenente misure straordinarie per il sistema sanitario calabrese. Sulla carta, in origine, una buona notizia perché disponeva ulteriori agevolazioni come la concessione di ingenti risorse per gli anni 2021, 2022, 2023, nonché l’ampia facoltà al Commissario ad acta nella composizione del management aziendale e lo stop ai pignoramenti nei confronti delle Asp fino a tutto il 2023. Non proprio rose e fiori, intendiamoci. Alcuni punti fortemente dibattuti come lo stop ai pignoramenti verso le Asp, così come l’ampia discrezionalità del commissario nella selezione del management. A tal proposito, Occhiuto farebbe bene a procedere, in piena autonomia, a cambiare i commissari che non hanno adempiuto al loro compito, non coadiuvandolo negli obiettivi prefissati. Tuttavia, di questi tempi e in così grave emergenza sanitaria, più poteri alla Calabria significa anche maggiore assunzione di responsabilità, come quella assunta dal commissario Occhiuto di procedere alla ricostruzione del debito e al pagamento dei fornitori e soprattutto di limitare il precariato per arrivare al suo superamento. Ad oggi però – continua il gruppo consiliare regionale del Pd – non registriamo passi avanti nel raggiungimento di quegli obiettivi perché, come già segnalato sul tema della ricognizione del debito, restano ancora molte criticità come quelle dei pagamenti non effettuati con conseguenti interessi di mora che continuano ad aumentare nonché la mancata approvazione, ormai decennale, dei bilanci di alcune aziende, una su tutte l’Asp di Reggio Calabria con sofferenze anche su Cosenza. Insomma una occasione fin qui mancata, il pur anomalo Decreto Calabria. Che oggi si chiede di prorogare visto che è in scadenza l’8 maggio. Non sapremmo che scegliere, a questo punto. Certo è che se dovesse saltare la proroga del Decreto Calabria, che resta appesa al prossimo Consiglio dei Ministri, non potendo più passare per via parlamentare, si ritornerebbe alla legislazione ordinaria che non aiuterebbe il sistema sanitario regionale a superare le sue criticità. Ci si rinchiuderebbe di nuovo nei limitati poteri regionali al cospetto di un dramma nazionale, quale è appunto la sanità di Calabria. Insomma – conclude Bevacqua – siamo in un vicolo cieco e per uscirne bisogna mettere da parte i proclami. Del resto la destra governa da 4 anni (2 Santelli 2 Occhiuto), ma passi in avanti la sanita calabrese non ne ha fatti. Anzi ci sembra che ci sia stato il risveglio di alcune logiche che nel passato erano state finalmente messe ìn soffitta…».